Il monumento è dedicato a Ibico, uno dei poeti lirici più importanti della letteratura greca.
Figlio dello storiografo Fitio (secondo alcune fonti si chiamava Certande), proviene da una nobile famiglia messena approdata nell’antica Reghion. I suoi scritti sono composti in dialetto dorico, la lingua parlata tra le sponde dello Stretto durante il periodo della Magna Grecia. Inserito dai grandi studiosi alessandrini nel canone degli autori imprescindibili, al fianco di Omero e Saffo, ha scritto sette libri che testimoniano la ricchezza e la complessità della sua espressione linguistica. Ad Ibico, inventore della cosiddetta “sambuca”, una cetra triangolare con la quale accompagnava la recita dei suoi canti, sono legati due modi di dire che hanno fatto storia nella tradizione politica e giuridica dell’età classica. Il monumento, opera di Michele Guerrisi, composto da una massiccia lastra di marmo travertino, raffigura su una facciata la musa della lirica (Erato) con lira tra le mani, sull'altra facciata invece, una singolare traduzione di Armando Zagari riporta un brano del poeta.
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